Tullio, responsabile regionale dell’Associazione nazionale Social Media Manager, mette in guardia: “L’uso intensivo aumenta ansia e depressione, c’è chi si addormenta guardando Tik Tok. Educhiamo a un uso responsabile”.
“I social media hanno cambiato il modo di comunicare, con un forte impatto sulle relazioni e anche sulla percezione della realtà. È necessario che ci sia maggiore consapevolezza nel loro utilizzo”.
La maceratese Cristiana Tullio, responsabile regionale per le Marche dell’Associazione nazionale Social Media Manager, membro della presidenza Ircaf (Istituto di ricerche consumo ambiente e formazione), nel sottolineare l’importanza della “rivoluzione digitale” mette però in guardia dai rischi ad essa connessi.
Quali sono le conseguenze negative?
“Gli effetti negativi sono ormai ben documentati: ansia, depressione, bassa autostima e dipendenza sono i principali problemi legati ad un uso eccessivo e inconsapevole. Le piattaforme social offrono uno spazio enorme per esprimere opinioni, promuovere cause importanti, la nostra attività e la nostra professione, ma c’è il rovescio della medaglia: isolamento sociale, perdita di tempo prezioso e amplificazione della comparazione sociale, con conseguenti insoddisfazione e bassa autostima. Si aggiunga la disinformazione, diffusa attraverso contenuti manipolati e fake news, che può ridurre il pensiero critico”.
Un quadro davvero poco rassicurante…
“L’uso intensivo dei social aumenta ansia e depressione. Il costante confronto con vite idealizzate di Vip e Influencer può portare a sentimenti di inadeguatezza e di inferiorità, in particolare su piattaforme come Instagram, dove domina la perfezione visiva. Gli adolescenti che vedono coetanei ricevere più “like” possono sviluppare sentimenti di invidia e di insoddisfazione che influenzano in maniera negativa la loro autostima. L’uso dei social prima di addormentarsi riduce la qualità del sonno. La luce blu degli schermi e lo scrolling notturno, tipico su piattaforme come Tik Tok o YouTube, alterano il ciclo sonno-veglia, causando insonnia e affaticamento al risveglio. Le piattaforme social, pur offrendo libertà di espressione, sono spesso terreno fertile per il cyberbullismo. E non si dimentichi che i social possono creare una dipendenza simile a quella da sostanze stupefacenti”.
Come si può intervenire?
“Un recente report dell’Organizzazione mondiale della sanità evidenzia come l’11% dei giovani europei faccia un uso problematico dei social media. Un dato che sottolinea la necessità di una maggiore educazione all’alfabetizzazione digitale. Credo sia importantissimo insegnare ai giovani un uso più responsabile e, soprattutto, consapevole delle piattaforme digitali, agendo su più fronti”.
Ad esempio?
“Credo che l’alfabetizzazione digitale debba includere non solo l’utilizzo tecnico delle piattaforme, ma anche un focus etico e comportamentale, insegnando ai giovani e meno giovani come gestire il loro tempo online e riconoscere i possibili rischi. Le piattaforme social, poi, devono fornire strumenti avanzati per monitorare l’uso e limitare l’abuso. E sono convinta che la promozione di un’etica digitale sia un impegno che riguarda tutti, dagli utenti ai professionisti del settore. Come social media manager abbiamo una responsabilità di non poco conto…”
Ci spieghi meglio.
“Non siamo semplicemente curatori di contenuti, ma veri e propri facilitatori di esperienze digitali consapevoli. Dobbiamo essere promotori attivi di un’etica digitale, sostenendo un utilizzo equilibrato delle piattaforme, contribuendo a creare un ambiente sicuro e positivo per tutti”.